La vita è piena di bivi e ostacoli e trovare la strada e mantenere l’orientamento non è sempre facile. La presenza di una guida spesso si rivela cruciale per imboccare la via “giusta” e non perdersi nelle imprevedibili svolte dell’esistenza. Ma se per rintracciare un indirizzo basta un navigatore, nel privato e nel lavoro la faccenda è un po’ più complicata. Qual è il “GPS” in questo caso?
La risposta arriva dall’antichità e ha il nome dell’amico e consigliere al quale Ulisse affida il figlio Telemaco prima di partire per Troia. Mentore è il saggio itacese che sostiene il giovane durante la Telemachia e dal suo ruolo deriva quello del “mentore” moderno.
Chi è il mentore e cosa fa
La parola “mentore” esprime le qualità dell’amico fedele di Ulisse e oggi è usata con il significato di “precettore”, “consigliere” e “guida”. Il mentore ha grandi valori morali, possiede un importante bagaglio di esperienza e conoscenza, è dotato di empatia e ha spiccate doti comunicative. Non di rado è un leader di successo, un individuo con una “visione” della realtà che lo porta ad agire nell’interesse del bene comune e le cui scelte e azioni sono fonte di ispirazione e motivazione. Ma cosa fa, in concreto?
Dire che è un insegnante è riduttivo. Il mentore aiuta l'”allievo” o “mentee” a esprimere se stesso, a sviluppare le qualità che possiede e ad acquisirne di nuove. Non mostra la strada, ma suggerisce il modo per trovarla. Il mentore è lo sguardo oggettivo, lo spirito critico che porta il mentee a mettersi in discussione e a uscire dalla comfort zone. È l’antidoto alla resistenza al cambiamento e a tutti quei comportamenti che portano ad attribuire ad altri e altro la responsabilità della propria insoddisfazione e infelicità.
Il mentore conosce il mentee e i suoi limiti e agisce per aiutarlo ad accettarli e superarli. Non ha una bacchetta magica e non offre soluzioni, ma accompagna e sostiene lungo la strada per trovare il proprio posto nel mondo. Non solo per quanto riguarda il lavoro e la carriera, ma anche la sfera privata. Per dirla tutta, il “mentoring” procede sempre di pari passo sul fronte personale e professionale.
Come scegliere un mentore
A volte i rapporti di mentoring si instaurano in maniera inconsapevole (almeno all’inizio), altre sono il frutto di una decisione ponderata. Ma in entrambi i casi nascono dal riconoscimento di una serie di qualità specifiche in un altro individuo. Se non si ha la fortuna di “ritrovarsi” con un mentore (un po’ come accade a Telemaco), come si fa a sceglierlo?
La volontà di averne uno nasce dalla consapevolezza di avere bisogno di una guida per affrontare un momento della propria vita. Le ragioni possono essere di natura privata o professionale ed è da qui che si deve partire per definire la figura del proprio mentore attraverso alcune domande mirate:
- Quali sono i miei obiettivi personali/professionali?
- In che modo mi aspetto che un mentore mi aiuti a raggiungere questi obiettivi?
- Cosa voglio imparare da un mentore?
Lo step successivo consiste nel definire gli aspetti “operativi”:
- Quali qualità/competenze deve avere il mio mentore?
- Che genere di rapporto voglio avere con il mio mentore (formale/informale, continuativo/saltuario)?
- Quanto voglio che duri il rapporto di mentoring?
Le risposte a questi quesiti permettono di tracciare un “identikit” del mentore di cui si ha bisogno e servono a formulare in modo adeguato la richiesta alla persona individuata.
È bene osservare che il mentoring richiede grande impegno e comporta molta responsabilità, per cui non è detto che il mentore “prescelto” accetti la richiesta o l’accetti alle condizioni proposte. In questo caso non bisogna scoraggiarsi, ma neppure insistere o farsi andare bene un compromesso che in realtà non è soddisfacente. Un buon modo per procedere è stilare una “short list” di candidati, così da essere preparati a eventuali rifiuti.
Perché è importante avere un mentore
Molti ritengono che avere un mentore non serva e si affidano genericamente ad amici, colleghi o superiori per avere consigli o sostegno nella sfera privata e lavorativa. Ma nessuna di queste figure può sostituire quella di omerica memoria.
Il mentore conosce il mentee e l’ambito in cui ha bisogno di “aiuto”, possiede le competenze e gli strumenti adeguati per supportarlo ed è oggettivo ed empatico. In altre parole, esprime in una sola persona le qualità “cruciali” possedute singolarmente da amici, colleghi e superiori.
La sua figura è fondamentale nel processo di sviluppo personale e crescita professionale e il suo esempio inspirational è un volano che genera un effetto positivo su tutta la società.
A cura di: Patrizia Saolini
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