Overthinking: pensare troppo invece di agire è male!

Probabilmente – anzi, di sicuro – capita anche voi di stare a pensare e ripensare a qualcosa, finendo per rimanere intrappolati in un loop che si autolimenta e vi blocca in una inazione fatta di risentimento, frustrazione, preoccupazione e paura. Quello che fate si chiama “overthinking” ed è una condizione che nei casi più gravi può degenerare nella cosiddetta “ruminazione mentale” e in forme di ansia e depressione più o meno importanti.

Come si innesca e prende piede questo meccanismo? È possibile fermarlo?

Cos’è l’overthinking

Il termine inglese “overthinking” può essere tradotto come “pensare troppo”. In senso assoluto, non ha una connotazione negativa. Ma l’assume quando i pensieri diventano ossessivi, si accumulano e si avvitano su se stessi non solo senza portare a una soluzione, ma assumendo la forma di veri e propri ostacoli ad agire.

Quando questo accade, l’overthinking diventa “rimuginio” e, nei casi più gravi, “ruminazione mentale”, due condizioni che portano a focalizzarsi sulle cause e le (possibili) conseguenza di una situazione e/o un problema, perdendo di vista il qui e ora e innescando un circolo vizioso di pensieri autosabotanti e di preoccupazione (spesso irrazionale), che finiscono con il degenerare in paura, ansia e depressione.

La prima è più evidente conseguenza del rimuginio e della ruminazione mentale è una sensazione di impotenza e ineluttabilità, che compromette la volontà e la capacità di agire e reagire. Ma non è che la punta dell’iceberg. A questa condizione possono accompagnarsi insonnia, disturbi dell’alimentazione, comportamenti autodistruttivi ed esplosioni di collera e rabbia cronica, che possono minare la salute fisica e mentale in modo più o meno grave.

Cosa provoca l’overthinking

Perché si fa overthinking? Paradossalmente, una delle cause è la paura. Avere a che fare, ma più spesso “credere” di avere a che fare con un pericolo porta a scomporre e analizzare la situazione in maniera ossessiva, che finisce con il fare perdere di vista la realtà e ingigantire la percezione del rischio.

Un’altra è la necessità di controllo. Il bisogno di conoscere e gestire ogni aspetto della vita e della realtà genera un vortice di pensieri che non di rado porta a provare sentimenti di inadeguatezza, frustrazione e vera e propria depressione.

Anche il lavoro e l’amore possono scatenare l’overthinking, provocando uno scollamento dalla realtà che può avvelenare la vita professionale e le relazioni, non di rado facendo diventare reali problemi e tensioni irrazionali.

Più in generale, il pensare troppo e la ruminazione mentale sono la conseguenza di una condizione di insicurezza, che deriva dalla poca conoscenza di sé e dalla incapacità di gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti.

Come smettere di fare overthinking

L’overthinking prosciuga energia mentale e fisica e ha una grandissima forza attrattiva. Tuttavia, smettere di pensare troppo è possibile.

Un buon modo per sottrarsi al loop è descrivere un elemento della realtà. La descrizione deve elencare le caratteristiche misurabili dell’elemento in questione (per esempio, forma, dimensione, colore…) e deve assere accurata ma essenziale. Tale azione va ripetuta più volte, fino a quando il flusso dei pensieri si interrompe. Un’altra strategia efficace consiste nel concentarsi sulla respirazione (che di fatto rappresenta il primo passo della meditazione), così come funziona ripetere una frase o un motto che aiuta a ritrovare la serenità e l’equilibrio interiore. Anche fare attività fisica o svolgere un lavoro manuale sono preziosi alleati.

Più in generale, per imparare a non essere risucchiati dalle ossessioni, può essere utile tenere un diario con gli episodi di overthinking, registrando le emozioni associate e che tipi di pensieri generano. Questo lavoro di “mappatura” permette di capire cosa scatena il loop e aiuta a gestirlo attraverso un processo di progressiva presa di coscienza di sé, delle proprie emozioni e dei propri sentimenti che è alla base dell’autoconsapevolezza e della self leadership.

A cura di: Patrizia Saolini

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