La vita è fatta di relazioni. La famiglia, il partner, gli amici, il capo e i colleghi sono i co-protagonisti di una fitta rete di scambio di emozioni, esperienze e informazioni, che permeano profondamente l’esistenza di ogni persona. Nel bene e nel male: non tutti i rapporti sono arricchenti e portano la felicità, ci sono anche quelli che hanno un effetto negativo sulla mente e sul corpo.
Alla seconda categoria appartengono le “relazioni tossiche”, legami disfunzionali che riguardano sia la sfera privata che quella professionale e possono avere conseguenze molto gravi sul benessere psicofisico.
Cosa sono le relazioni tossiche
La definizione evoca qualcosa di “velenoso” e “nocivo”, ma anche l’idea di una “dipendenza”. Ed è proprio così. Una relazione tossica è un rapporto che non solo contamina e corrompe il quotidiano e si diffonde come un’infezione tra i pensieri, le emozioni e i sentimenti, ma alimenta il bisogno per esercitare controllo.
Le persone che sono “vittime” di un rapporto di questo genere vivono sulle montagne russe: un momento va tutto bene, quello dopo non c’è nulla che funzioni. La precarietà e l’imprevedibilità sono all’ordine del giorno, così come la sensazione di essere oppressi e di non avere il controllo di sé, dei propri pensieri e delle proprie azioni. La propria identità e il proprio valore sono demandati a un’altra persona, che ne dispone come vuole e diventa giudice inappellabile di cosa si può e cosa non si può essere e fare, di cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Il “veleno” di una relazione tossica erode la fiducia in sé stessi e negli altri, fa sentire stanchi, vuoti e senza scopo e provoca una sensazione costante di infelicità, che può sfociare nella depressione.
Quando una relazione (e una persona) è tossica
La violenza, l’abuso e la molestia sono segnali conclamati di una relazione tossica. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, gli indicatori non sono plateali. Non di rado, i comportamenti nocivi si nascondono dietro quella che viene considerata “ordinaria amministrazione” all’interno di un rapporto (personale e professionale). Ma non solo. A volte si presentano con la maschera del “grande amore” o di un approccio pieno di interesse e attenzione.
Riconoscere di avere a che fare con una persona tossica e di vivere un rapporto disfunzionale è complesso, ma alcuni elementi sono dei veri e propri “campanelli d’allarme”. Per esempio, la mancanza di supporto e fiducia. Poi una comunicazione ostile e svalutante – fatta di sfuriate, insulti più o meno diretti e pesanti e silenzi “punitivi” – e il risentimento costante. L’invidia, la gelosia e un comportamento controllante sono altri sintomi di una relazione (e una persona) tossica, così come la mancanza di rispetto e attenzione e l’abitudine a mentire.
Quando è il momento di chiudere una relazione?
Nella maggior parte dei casi (per non dire tutti), chi è coinvolto un rapporto disfunzionale non se ne rende conto oppure lo sa ma non riesce a elaborarlo e vive una “finzione”. Le persone tossiche sono abili a dissimulare, manipolare e a creare delle dinamiche che – di fatto – impediscono alla vittima di riconoscersi come tale e di reagire. Ma non hanno controllo su quello che prova nel profondo.
Fermo restando che la violenza – in qualunque forma – è una circostanza che non deve lasciare dubbi sulla necessità di chiudere una relazione, esiste tutta una serie di segnali “interiori” che rappresentano veri e propri campanelli d’allarme circa la tossicità di un rapporto. La stanchezza fisica e mentale, la mancanza di entusiasmo e il sentirsi svuotati e privi di significato, tanto per cominciare. Poi la mancanza di attenzione e di cura per sé stessi. Ma non solo.
La sensazione di camminare sempre sulle uova e il fatto di giustificare i comportamenti dell’altro – a sé stessi e a chi sta intorno – sono altri segnali di un rapporto che non è sano. Così come il fatto di sperare che le cose cambino, perché come sono non vanno bene. Anche sentirsi responsabile per tutto e prendersi la colpa di qualunque cosa sono due comportamenti che si manifestano nell’ambito di una relazione tossica.
Come uscire da una relazione tossica ed evitare di ricaderci
Come si fa a uscire da una relazione tossica? Il punto di partenza è capire come ci si è finiti dentro: è capitata o la si è “cercata”? L’ultima affermazione può sembrare assurda: chi mai vorrebbe un rapporto che avvelena e prosciuga? Eppure, non di rado, i legami disfunzionali sono la conseguenza di un modo di essere che porta a perseguire e mettere in pratica – in maniera più o meno consapevole – un certo tipo di dinamica.
Proprio per la molteplicità di fattori che concorrono alla formazione delle relazioni tossiche e per la loro natura complessa, può non bastare volerle chiudere per riuscirci davvero. Non solo. Liberarsi da un rapporto disfunzionale non dà la garanzia di non ricaderci. La chiave per sciogliere un legame nocivo e non stringerne un altro sta nell’individuare, affrontare e risolvere le cause profonde che portano a instaurare un rapporto disfunzionale.
Prendere consapevolezza di sé, riconoscere e accettare le proprie responsabilità e stabilire nuovi obiettivi per sé stessi e la propria vita sono passi fondamentali per uscire da una relazione tossica e non ricaderci. Compierli richiede un approccio sistematico, determinazione, costanza e impegno e per farlo può essere utile rivolgersi a un professionista dello sviluppo personale come un coach.
A cura di: Patrizia Saolini
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