Se vi chiedessero cosa sono le emozioni, sapreste spiegarlo? La gioia, la tristezza, la paura, la rabbia fanno parte della vita di tutti i giorni, ma la loro natura è sfuggente. Come nascono? Perché si manifestano? A cosa servono?
Quello che è certo è che possono andare “fuori controllo” e rendere difficile (a volte molto) convivere con se stessi e con il quotidiano. Per questo è importante conoscere la loro origine e la loro essenza. Sapere come si formano e qual è la loro funzione è il primo e fondamentale passo per imparare a controllarle.
Scoprite qui cosa sono (davvero) le emozioni e come dominarle.
Cosa sono le emozioni
Spesso si parla di sentimenti ed emozioni come se fossero la stessa cosa, ma è sbagliato. I primi sono “stati” (d’animo), mentre le seconde prendono forma in un “processo”. Per l’esattezza, un processo multicomponenziale. Per dirla in un altro modo, le emozioni sono esperienze composte da più elementi e che evolvono nel tempo.
La componente all’origine delle emozioni è il cosiddetto “antecedente emotigeno”, ovvero uno stimolo interno (un pensiero, un ricordo, un’immagine mentale) o un fatto esterno (un evento piacevole o spiacevole, sorprendente, spaventoso e via dicendo).
L’antecedente emotigeno dà origine a una reazione fisiologica innata e non mediata (arousal) che provoca una serie di cambiamenti a livello dell’organismo. Per esempio, il rossore al viso, l’accelerazione del battito, il cambiamento del ritmo respiratorio e così via. Ma allo stesso tempo, l’evento scatenante interno o esterno viene elaborato in maniera “più raffinata” e determina una valutazione cognitiva dello stimolo (appraisal).
L’acquisizione e la “messa a punto” delle informazioni porta a una modificazione delle espressioni verbali e non verbali, innesca quella che viene definita “tendenza all’azione” e infine genera una serie di risposte comportamentali adeguate alla situazione (la fuga, il combattimento e via dicendo).
La rabbia e la paura, la tristezza e la gioia, la sorpresa e l’attesa, il disgusto e l’accettazione sono definite “emozioni primarie” e danno origine attraverso varie combinazioni alle “emozioni secondarie o complesse”.
A cosa servono le emozioni?
La funzione delle emozioni va ricercata nella loro natura. Il “padre” dell’intelligenza emotiva, Daniel Goleman, le descrive come “impulsi ad agire”:
[Le emozioni, n.d.r.] sono piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione per gestire in tempo reale le emergenze della vita.
La definizione dello psicologo e scrittore americano approfondisce il valore evoluzionistico attribuito alle emozioni da Charles Darwin e di fatto le identifica come una soluzione a un problema adattativo. Ma le emozioni non sono solo un “mezzo” per la conservazione di sé e la sopravvivenza, bensì svolgono anche un fondamentale ruolo di comunicazione.
La gamma di reazioni non mediate e mediate messe in moto dalla gioia, dalla paura e via dicendo descrive al mondo esterno la condizione di un individuo. Per dirlo in un altro modo, le emozioni “parlano” e creano un collegamento tra chi le vive e il mondo circostante. Ma non solo.
Le emozioni sono anche una voce interiore, una bussola per trovare e mantenere la via della realizzazione personale e della felicità e un campanello d’allarme quando si perde la strada.
Come imparare a controllare le emozioni
Le emozioni sono fondamentali per navigare nel mare agitato dell’esistenza. Ma quando diventano troppo intense e sfuggono al controllo, da preziose alleate si trasformano in temibili nemiche. Per lo più è difficile rendersi conto del momento in cui iniziano a prendere il sopravvento. Però è possibile gestirle per viverle nella loro accezione positiva.
La prima cosa da fare per evitare di ritrovarsi in balia delle emozioni è imparare a riconoscerle. Può sembrare lapalissiano, ma in realtà è una questione tutt’altro che banale. In altre parole, non è detto che il modo di manifestare un’emozione corrisponda all’emozione in quanto tale. Per fare un esempio pratico, il pianto può esprimere rabbia, la rabbia può esprimere tristezza e così via.
Una volta stabilito con chiarezza cosa si sta provando, il secondo step consiste nel capire cosa ha generato l’emozione. In questa fase è fondamentale andare oltre i pensieri razionali e arrivare ai cosiddetti “pensieri automatici”, ovvero alle credenze che influenzano il proprio modo di essere e di fare senza che se ne abbia consapevolezza. Per dire, se una ramanzina del capo sembra la causa “razionale” di rabbia o tristezza, la ragione “automatica” potrebbe essere la convinzione di non valere nulla.
Mettere a nudo le credenze generate in maniera incontrollata dalla mente è fondamentale per imparare a dominare le emozioni. I “pensieri automatici” sono causati dalla poca o nulla consapevolezza di sé e individuarli permette di (ri)condurli a una dimensione razionale e allo stesso tempo di prendere coscienza dei propri desideri e obiettivi, delle proprie capacità e dei propri limiti.
Da questo processo (che richiede pazienza e costanza) deriva la cruciale consapevolezza che le emozioni non definiscono la propria identità. La paura, la rabbia, la tristezza e via dicendo sono eventi che influenzano e modificano temporaneamente il proprio modo di essere (e di agire) e in quanto tali possono essere affrontati e controllati.
A cura di: Patrizia Saolini
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