Toccare il fondo e rialzarsi

Nella vita può arrivare un momento così difficile e buio da pensare di aver “toccato il fondo”. L’espressione è molto usata (per non dire abusata), ma non è accurata.

La definizione “toccare il fondo” significa raggiungere il limite estremo e presuppone che più in basso non si possa andare e si possa solo risalire. Invece, molti sprofondano ancora e tanti rimangono bloccati dove sono caduti. In altre parole, è un modo di dire fuorviante, perché il punto non è misurare la profondità del proprio dolore, ma prendere consapevolezza della propria condizione e (re)agire per cambiare.

Dunque, cosa significa davvero “toccare il fondo” e in che modo si può risalire?

Cosa significa (davvero) toccare il fondo

L’espressione “toccare il fondo” è molto suggestiva, ma non è realistica e rischia di essere un ostacolo ai fini della “risalita”. Certo, la vita può mettere di fronte a situazioni durissime e drammatiche, che possono portare a pensare di essere arrivati al limite estremo. Ma non è così. La verità è che “toccare il fondo” è un concetto relativo ed esprime una condizione individuale in un momento contingente.

La situazione affettiva ed economica, lo stato di salute, la presenza o l’assenza di una rete di relazioni, l’attitudine personale sono tutte variabili che influenzano la percezione degli eventi e portano a viverli in maniera diversa e a risentire dei loro effetti in modo differente. Riconoscere la “relatività” dell’idea di toccare il fondo non vuol dire sminuire la situazione, ma vederla in maniera “oggettiva” e “realistica”. E questo approccio è fondamentale per evitare di restare bloccati o di scivolare ancora più in basso.

L’azione di contestualizzare la situazione nel qui e ora serve a distinguere tra ciò che è e ciò che si pensa che sia o potrebbe essere, permettendo di liberarsi dalla zavorra dei pensieri limitanti e irrazionali e di concentrarsi sulla realtà. Questo processo porta a due, fondamentali consapevolezze. La prima è che non ci si trova nel punto più basso della propria vita, ma in un qualche punto. E la seconda è che si ha il potere e la responsabilità di agire.

La decisione di “essere” e di “fare” per quanto è nelle proprie possibilità permette di rialzarsi. D’altra parte, può risultare molto difficile o impossibile da prendere, lasciando bloccati nel buco nero di sconforto e sofferenza in cui si è finiti o (addirittura) facendo affossare sempre di più nella disperazione e nel dolore. E purtroppo, il fondo non esiste, ma è un limite che si sposta sempre con il deteriorarsi e il peggiorare della condizione contingente.

Come risalire dopo aver toccato il fondo

In che modo è possibile (re)agire e (ri)cominciare a vivere dopo essere stati messi duramente alla prova? Senza dubbio, il primo e cruciale passo è liberarsi della paura. Nella sua condizione primaria, la paura è una risposta focalizzata a una minaccia e ha un valore molto importante ai fini della conservazione e della sopravvivenza. Ma quando diventa preoccupazione o ansia per qualcosa di indefinito e irrazionale, si trasforma in un ostacolo all’esistenza.

In una situazione di forte stress, è facile che questo aspetto prenda il sopravvento e per riconoscerlo e superarlo può essere d’aiuto porsi alcune domande che svelano la sua natura ingannevole e limitante:

  • Qual è la cosa peggiore che può accadere?
  • Se questa cosa accadesse, quali conseguenze avrebbe?
  • Quali mezzi ho a disposizione adesso per affrontare queste conseguenze?
  • In che modo posso rendere più efficaci questi mezzi?

Superare la paura del futuro e dell’ignoto permette di eliminare i falsi problemi, le credenze negative e i pensieri depotenzianti, consente di focalizzarsi su se stessi e la realtà e in definitiva permette di stabilire obiettivi reali ed efficaci per reagire alla situazione e superare le difficoltà pratiche ed emotive che porta con sé. Avere una visione chiara di se stessi nel qui e ora è fondamentale per costruire la propria “visione” e definire una strategia vincente ed è la chiave per rialzarsi e non restare bloccati o lasciarsi andare.

Vale la pena dire che il processo può non essere facile e che richiede sempre tempo, costanza e determinazione. D’altra parte, non è detto che debba essere affrontato da soli. Anzi. Poter contare su una figura di riferimento o un mentore (un familiare, un amico, un collega, un superiore o uno specialista) permette di avere un punto di vista “esterno” e diverso ed è di inestimabile valore nel processo di presa di coscienza di sé e in quello di “risalita”.

Di nuovo, il passaggio cruciale è liberarsi della paura. In questo caso, di sembrare deboli e di essere giudicati. In realtà, è vero il contrario. Riconoscere i propri limiti e chiedere aiuto è un grande atto di consapevolezza, maturità e coraggio.

A cura di: Patrizia Saolini

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