Come, quando e perché chiedere scusa

La vita è fatta di relazioni e i passi falsi, gli sbagli e i litigi sono una cosa inevitabile. Quello che conta è saperli gestire. Fare finta di niente o “sparire” nell’attesa che le acque si calmino non è la soluzione: i problemi restano, la tensione anche e – non di rado, per non dire sempre – la situazione peggiora.

Che cosa si può fare per evitare che accada? La risposta è semplice: chiedere scusa. Peccato che si tratti della proverbiale cosa più facile a dirsi che a farsi. Senza contare che pronunciare la fatidica parola non basta, se non è fatta propria e sostenuta da un comportamento che dimostra la reale volontà di fare ammenda.

Perché è difficile chiedere scusa

Cos’è che rende tanto complicato chiedere scusa? Il nodo cruciale è la difficoltà di riconoscere i propri difetti, mancanze ed errori e di prendere atto delle proprie responsabilità. Per riuscire a fare l’una e l’altra cosa è necessario possedere una buona autoconsapevolezza, che permette di “vedere” sé stessi in maniera oggettiva ed evita di cadere nella trappola del vittimismo e dell’autocommiserazione.

Chiedere scusa significa – di fatto – uscire dalla propria comfort zone e mettere in gioco le proprie convinzioni e il proprio modo di essere e di fare. Molto spesso si ha chiaro quali sono le parole, il comportamento o l’azione che hanno causato il problema, eppure risulta lo stesso complesso porvi rimedio. Per la conservazione di sé stessi e dello status quo, ma anche per la paura di scoprirsi “imperfetti” e “sbagliati”.

Questo aspetto è particolarmente limitante quando si ha una bassa autostima, così come quando si è molto severi con sé stessi. Il timore di essere rifiutati e isolati a causa di un proprio difetto o sbaglio porta a indossare una corazza di passività in un caso e orgoglio nell’altro, che impedisce di sviluppare l’empatia necessaria a superare le proprie posizioni e chiedere scusa.

Quanto è importante chiedere scusa

Se fare ammenda non è facile, va detto che è un’azione dagli effetti molteplici e potenti. Per chi riceve le scuse, ma anche per chi le fa. Ammettere di avere sbagliato e assumersi le proprie responsabilità non è segno di debolezza, bensì è un atto di coraggio. E come tale, alimenta la fiducia in sé stessi.

Non solo. La capacità di riconoscere i propri limiti è l’essenza dell’umiltà, una competenza fondamentale per la crescita e il miglioramento personale, così come professionale. Senza contare che, tanto nella sfera privata che in quella lavorativa, chiedere scusa permette di instaurare relazioni oneste, costruttive e arricchenti.

L’atto di fare ammenda è anche una insospettabile fonte di tempo ed energia. Chi riceve un torto o si sente ferito, finisce inevitabilmente per pensarci e ripensarci, sprecando momenti e risorse che potrebbe utilizzare per sé stesso e la propria realizzazione. Allo stesso modo, chi è responsabile del problema, se decide di non affrontarlo, finisce per restare intrappolato in un circolo vizioso di negatività e stress, che occupa la mente e debilita il corpo.

Qual è il modo migliore per chiedere scusa

Come chiedere scusa per un comportamento sbagliato? Ogni persona e situazione è diversa e non esiste una “procedura standard” da seguire per fare ammenda. Vero è, però, che ci sono alcuni modi di essere e di fare efficaci e altri da evitare.

Il primo e fondamentale è che le scuse siano sentite e reali. Perché questo accada, è necessario guardare dentro di sé e capire le motivazioni e le intenzioni che hanno portato ad agire in un certo modo. Riconoscere con onestà le proprie azioni permette di comprenderne la portata e l’impatto che hanno avuto su chi le ha subite. Solo così è possibile esprimere una reale assunzione di responsabilità e fare davvero ammenda per il dispiacere o il dolore che si è causato.

Per chiedere scusa possono bastare – materialmente – poche parole. Quello che serve è che siano accompagnate da una “offerta di riparazione” e dall’impegno a non fare più ciò che si è fatto. L’atto di fare ammenda non è qualcosa che si esaurisce nel presente, ma è una promessa per il futuro e richiede una reale dedizione.

A questo proposito, va detto che le scuse possono non essere accettate in maniera assoluta o perché la ferita è ancora troppo dolorosa e i tempi non sono maturi. In questo caso, bisogna rispettare la decisione dell’altra parte e non continuare a insistere fino a ottenere una “assoluzione”.

È anche necessario evitare formule che spostano la responsabilità sulla “vittima”. Usare frasi come “MI dispiace che tu l’abbia presa male” o “Mi spiace averti ferito, ma tu…” implicano un concorso di colpa dell’altra parte e non dimostrano una reale presa di coscienza di quello che è accaduto, né una vera intenzione di fare ammenda.

A cura di: Patrizia Saolini

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