Cos’è il “critical thinking” o pensiero critico

Quando si parla di “pensiero critico”, un errore comune è quello di associarlo a un atteggiamento polemico e distruttivo. In realtà, è vero il contrario. Il “critical thinking” fa emergere e risolve gli errori ed espone e confuta i cattivi ragionamenti con una finalità costruttiva. Allo stesso modo, non si concentra sui difetti, bensì è un processo che porta da più elementi a una decisione o a un giudizio informati.

Ma cosa si intende – esattamente – per “pensiero critico”? A cosa serve e come può essere sviluppato?

Qual è il significato del critical thinking o pensiero critico

Il critical thinking è un argomento vasto e complesso e nel corso degli anni e dei vari studi ha trovato diverse definizioni. Una delle più esaustive è quella formulata da due dei suoi teorici più illustri, Michael Scriven e Richard Paul:

[Il pensiero critico è, n.d.r.] il processo intellettualmente disciplinato di concettualizzare, applicare, analizzare, sintetizzare o valutare attivamente e abilmente le informazioni raccolte o generate dall’osservazione, dall’esperienza, dalla riflessione, dal ragionamento o dalla comunicazione come guida alla credenza e all’azione.

Il critical thinking non procede per accumulo ma per sottrazione e promuove un approccio oggettivo e sistematico alla realtà. Pensare in maniera critica vuole dire identificare e valutare le informazioni, stabilire l’importanza dei concetti, comprendere le connessioni, rilevare incongruenze ed errori, risolvere i problemi in modo organizzato e costruire argomenti in maniera fondata e obiettiva.

Il pensiero critico è un processo aperto e flessibile e non smette mai di mettere in discussione la realtà, compresi i valori e le convinzioni che genera.

A cosa serve il pensiero critico

Il filosofo, accademico e psicoanalista Umberto Galimberti definisce il pensiero critico come “la capacità di esaminare una situazione e di assumere una posizione personale in merito. Tale capacità costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali“.

In altre parole, il critical thinking è una “bussola” che aiuta a mantenere la rotta nel mare delle informazioni e delle sollecitazioni di ogni giorno e allo stesso tempo è uno “scudo” contro le innumerevoli forme di manipolazione che permeano la realtà.

A fronte di questa definizione, è chiaro che il pensiero critico è una competenza di fondamentale importanza in ogni campo dell’esistenza, a partire dalla formazione e dalla crescita personale. La capacità di analizzare e valutare in maniera obiettiva i propri valori, le proprie convinzioni e le proprie competenze è alla base del processo che porta a sviluppare autoconsapevolezza e fiducia in sé stessi.

Il critical thinking svolge un ruolo cruciale anche nella capacità di affrontare i cambiamenti e le sfide che comportano. Pensare in maniera obiettiva, sintetica e sistematica permette di agire in maniera rapida ed efficace e di avere un approccio flessibile alla realtà. Non solo. In questo senso, il critical thinking promuove l’attitudine a pensare fuori dagli schemi e la creatività.

A cascata, il critical thinking è una “soft skill” di enorme valore in ambito professionale. La capacità di mediazione, la comunicazione assertiva, il problem solving, l’attitudine all’apprendimento continuo e l’umiltà sono tutte qualità e competenze che derivano direttamente dalla pratica del pensiero critico e – non a caso – sono elementi fondanti della leadership.

Ultimo ma non ultimo, il critical thinking svolge un ruolo chiave nella costruzione di relazioni solide, sane e appaganti e a livello “macro” è alla base di una società equa, libera e inclusiva.

Come sviluppare il pensiero critico

Il pensiero critico è una competenza e come tale può essere acquisito e sviluppato. Ma in che modo? Un buon punto di partenza consiste nel praticare uno scetticismo razionale e costruttivo. Questo significa non dare per scontato nulla e cercare e analizzare sempre l’origine delle notizie, delle informazioni, delle affermazioni, dei commenti e delle opinioni di cui si viene in possesso o con cui si entra in contatto.

Un’altra “buona abitudine” che aiuta a sviluppare il critical thinking è quella di mantenere un atteggiamento aperto e libero dai pregiudizi. Mettere dei paletti sulla base di non meglio precisate sensazioni o credenze – proprie o “popolari” – e “presumere” senza conoscere e/o avere un’esperienza diretta limita la raccolta di dati e impedisce di avere un quadro oggettivo della realtà, minando dalle basi la possibilità di mettere in pratica il processo del pensiero critico.

Il critical thinking è alimentato anche dalla capacità di prendere le distanze e “restare leggeri”. A volte, per mettere a fuoco le cose, è necessario fare un passo indietro e sgravarle del peso che si portano appresso con una battuta o una risata.

La curiosità e “il sapere di non sapere” (come diceva Socrate) sono ulteriori elementi che concorrono a formare il pensiero critico e aiutano a non restare imprigionati nel confortevole all’apparenza, ma di fatto annichilente, “pensiero unico”.

A cura di: Patrizia Saolini

Photo cover credits: Adobe Stock